PLANERIO (Pianeri) Giovanni Quinziano (1509-1600), medico e cronista.

Nember, Giuseppe, 1777
“Memorie spettanti alla vita di Giovanni Planerio”, in Memorie anedote critiche spettanti alla vita, ed agli scritti di Gio: Francesco Quinziano Stoa e di Gio: Planerio Raccolte, e Distese da Giuseppe Nember, in Brescia, Per Pietro Vescovi, pp. LXXXI-CI

Rist.: Casanova, Tommaso, (a cura di), 1991,
Giovanni Planerio Quinziano e la sua Breve Descrizione della Patria’ (1584
), Presentazione traduzione e commento a cura di T.C., (‘I Quaderni del Castello’, 1), Quinzano, Biblioteca Comunale - GAFO-Quinzano, pp. 13-23.

Le note dell’autore sono in calce al testo, mentre quelle a piè pagina sono redazionali, come pure la divisione in paragrafi, assente nell’originale.


MEMORIE

SPETTANTI ALLA VITA

DI

GIOvanni PLANERIO

 

G

Iovanni Planerio (1) uno de’ più grandi ingegni ch’abbia avuto Quinzano nacque l’anno 1509 (2). Lodovico Planerio fu suo Padre, il qual era di professione Notajo.

Imparati i primi [lxxxii] principj della Grammatica nella scuola di Giovanni Conti (3), egli perdette suo Padre (4). Aveva avuto alcune nozioni d’umanità dal lodato Maestro, quando passò a Venezia per istudiarvi le belle Lettere.

Egli fu fortunato nella scelta di un Precettore di merito, e di cuore. Al celebre Giambatista Egnazio toccò la educazione di questo alunno (5), che gli fu sempre caro, e che fece una porzion della gloria del suo Magistero. Egli scoprì ben presto un raro talento nel Planerio. Tutte le attenzioni, che potevano rendere più compiuta una educazion Letteraria egli le [lxxxiii] usò verso questo giovane, che ne profittò. Non perdette nessuna occasione di favorirlo appresso gli amici suoi letterati, presago di un riuscimento, che avrebbe fatto la consolazione, e l’onore degli Institutori, a cui si appoggiava.

Allo studio di belle lettere aggiunse il Planerio quello della Logica, e degli Elementi dell’Astronomia. Tornato poscia a Quinzano, ed ivi trovato un numero riguardevole di capacissimi giovani, si applicò a ripeter loro le lezioni, che a lui medesimo erano state fatte in queste scienze, e ad aumentar collo studio i lumi, che vi avea ricevuti. Egli fa onorata memoria di alcuni de’ suoi Scolari, che fecer un distinto onore alla sua fatica (6).

Ma ammalatosi l’anno 1528 in Ve<ne>zia Pietro suo Fratello, egli vi si trasferì, nè abbandonollo, finchè non fu interamente risanato. Intanto proseguiva i suoi stu-[ lxxxiv]dj, che erano l’occupazion del suo genio.

Giunto all’anno ventunesimo dell’età sua recossi a Padova per formarsi in quella celebre Università. L’Egnazio suo antico Maestro lo appoggiò a Niccolò Leonico pubblico Professore di quello studio (7). Egli fu il suo Protettore, e il suo appoggio in quella Città. Ebbe Maestri in Filosofia Marcantonio Genua Passerini, e Vincenzio Maggi Bresciano (8). In Medicina Francesco Frigimelica, Benedetto Faventino, e Giambatista Montano (9).

La sua [lxxxv] applicazione nell’una, e nell’altra di queste gran facoltà non solo il distinse dal restante popolo degli Scolari, ma inoltre lo preparò ad uno di que’ pubblici sperimenti, che rade volte si sentono, e rarissime riescon felici, come riuscì al Planerio. Per tre giorni egli tenne disputa in ambe le facoltà (10), e questa prova del suo ingegno, e del suo sapere gli acquistò la stima presso que’ gran Letterati, che meritava.

Appresso ricevette la laurea in Filosofia, e Medicina (11) non mai più degnamente portata. Si applicò tosto alla pratica di quest’ultima, dalla quale derivano le nozioni più utili per l’esercizio, e l’applicazion della scienza ai casi particolari.

L’uo-[ lxxxvi]mo grande non riceve alcun pregiudizio dal picciol numero degli anni. Malgrado la fresca sua età egli otteneva già un credito nell’esercizio dell’arte medica, che non par riservato, che al privilegio della vecchiezza.

Da Padova ei si recò presto a Venezia (12). Ma la fama del suo nome, e della illustre condotta nella scienza, che professava obbligollo frequentemente al ritorno in Padova (13), dov’era implorata la sua assistenza. Non vi si fissò non pertanto. Molta Nobiltà Veneta faceva uso di lui, e obbligavalo a non abbandonar la Metropoli per servigio delle Città dello Stato. Troviamo in questi tempi molte sue escursioni, e ritorni a Venezia (14), a Padova, a Brescia, a Quinzano, e da pertutto orme della stima, che meritava. [lxxxvii]

Il suo buon genio gli mise in cuore di ricercare sott’altro Cielo altra fortuna; anzi vi venne sollecitato non pure da giovanil desiderio di felici avventure, ma dallo stimolo d’Amici, che gli promettevano sicuri vantaggi. Vienna d’Austria Metropoli, e Sede della più gran Corte d’Europa era destinata a illustrare la gloria del Planerio.

Egli si portò per compiacere un Amico, che l’aveva sollecitato (15), e per servire alcuno de’ gran Signori di quella Corte, che prevenuti dalla fama del merito del Planerio volevan far uso de’ suoi talenti. Un uomo illustre, e celebre spande presto un lume intorno di se, che non può essere non ravvisato. La vastità delle sue cognizioni, e qualche esercizio della sua profes-[ lxxxviii]sione lo fece conoscere, e gli aperse in appresso un campo di gloria degno del suo genio.

Ma la diversità di quel clima gli divenne presto funesta (16). Egli ammalò gravemente (17), e il suo pericolo, e indi una convalescenza difficile obbligollo a ricercar l’ajuto di un Cielo più dolce, e ritornar alla Patria (18). Ivi trattennesi qualche tempo. Ricuperò la pristina sanità, godette la conversazion degli amici; visitò i Letterati suoi conoscenti, e di vecchia corrispondenza; vidde per poco le città di Padova, e di Venezia, e di poi re-[ lxxxix]stituissi nuovamente a Vienna (19), dove il suo credito conservava troppo vivo il desiderio della sua Persona.

Anzi noi non dobbiamo tardare la notizia di una occupazion letteraria, che raddolcì il tempo nojoso della convalescenza al Planerio. In Quinzano egli compose l’Opera, che intitolò -- Joannis Planerii Quintiani Philosophi, & Medici Itali Brevis Patriæ suæ Descriptio, ac illustrium Virorum Enumeratio. In qua obiter de Animorum Immortalitate disseritur. Viennæ Austriæ excudebat Michael Zimmermannus Anno1556. --

Volle rendere questo onore a una Patria, che abbandonava, e che bramava rendere illustre presso ancora le Nazioni lontane. Dedicolla ai Fratelli Marco, Giovanni, Girolamo, e Jacopo Fuggieri suoi amici, e Protettori. Questo è un monumento de’ più accreditati, e che ci somministra delle notizie più critiche per la Storia Patria, [xc] e de’ suoi illustri Oppidani (20).

Vi ha memorie che riferiscono essere il Planerio passato in Ungheria (21). Nessuna lettera noi per altro non abbiamo, che porti la data di quel Regno. Questo ci fa fede non esservisi egli arrestato che picciol tempo per servigio di taluno de’ Principi Tedeschi, che avealo nella sua Famiglia ricevuto (22).

Egli adunque si rimise presto [xci] in Vienna. Si sa quali sieno le strade, per le quali un Medico corre all’apice della sua gloria. Le belle cure di illustri Personaggi, frutto di una sapiente, attenta, e ragionata condotta, fatte per lui, resero graziosa la sua assistenza appresso tutti quelli, che han cara la sanità. Le moltiplicazion degl’impegni, e il loro felice [xcii] riuscimento accrebbero la fortuna del Planerio. L’avere unito alla scienza medica ogn’altro genere di cognizioni proprie di uom letterato, la sua leggiadra penna singolarmente nelle due lingue italiana, e latina, la grandezza del suo genio, la dolcezza delle sue maniere cortesi, e piacevoli, in somma tutto ciò ch’era il Planerio lo distinse fra tutto il popol medico, la maggior parte impostore.

La Corte Imperiale volle ella stessa onorare il Planerio della sua scelta, e far uso delle sue abilità. Oltre i Principi, e Principesse di quella Corte ebbe gli onori del servigio di Ferdinando I. (23), poi ancora di Massimi-[xciii]liano II., e di Maria Madre di Ridolfo Cesare (24).

Se i primi tempi gli furon lieti, l’aura di una fortuna nelle Corti sempre cangiante alla fine gli si mutò. L’invidia nazionale (25), e la tenebrosa ignoranza de’ tempi gli fece una guerra, che gli divenne acerba. Un Forestiero, che giunge ai primi onori è un’offesa alla presunzion patria. L’Austria allora non era il Regno altramenti della buona Fisica, e delle belle Arti, e i Medici Tedeschi riguardavano l’intrusion del Planerio, come un’accusa viva, e parlante della loro incapacità. Tentarono di fargli perdere la stima del Sovrano. Il numero de’ nemici era troppo grande, avea troppi appoggi, e usò di mezzi troppo ben concertati per riuscirvi.

Il Planerio si accorse presto del prin-[xciv]cipio della sua decadenza nell’animo di Massimiliano. La macchina, che lo atterrava era forte, e i suoi Protettori non vollero per avventura impegnarsi a conservargli un favore sì prezioso col pericolo di qualche lor pregiudizio. Il Planerio allora non giudicò di sostener d’avantaggio una battaglia, che poteva terminare in una intera disfatta, e ricusò a’ suoi Emoli il piacere di vedere una virtù, che avea meritato di trionfar fino allora, abbassata all’avvilimento, che è dovuto alla presunzione, e all’ignoranza.

Egli domandò il suo congedo, l’ottenne, e si partì per Venezia (26). La sua dimora in Germania, interrotta però da parecchie scorse fatte in Italia ha un corso di presso a diecissett’anni. L’anno sessantunesimo dell’età sua tornò egli in Italia, carico più di travaglj, che d’anni (27).

L’Italia era allora troppo fiorente di grandi uomini; [xcv] il popolo coltivato dal buon gusto di tanti, e sì grandi scienziati non poteva esser sedotto sì di leggieri dall’impostura, che dominava in Paesi men fortunati. Il Planerio sotto il Ciel patrio si vidde ristabilito in tutti i diritti, che gli accordava il suo merito: ne godette parecchj anni in quella sua bella Metropoli finchè la sua età già grave, e amante di ritiro, e riposo lo consigliò a ritornare a Quinzano a godervi gli ultimi momenti tranquilli della sua vita.

Ivi al fin ricondotto fu contento del nuovo genere di vita, a cui si applicò. Diede un addio agli antichi studj di Filosofia, e di Medicina, siccome quegli che non potevano produrgli altra fortuna, ed allo studio interamente si diede della Sacra Scrittura (28), e di tutto ciò che alimenta le speranze Cristiane, e che consola un’età, che non trova più altronde un conforto solido, e vero. La conversazion degli Amici, e delle più colte Persone, delle quali non era picciolo il numero nel-[xcvi]la sua Patria, gli raddolciva le ore, che non applicava allo Studio.

Molti dotti uomini di questo Paese godevano infinitamente di trattar con un uomo, il cui sapere, e le cui avventure erano una istruzione perfetta per formare dei saggi. Egli non negava ad alcuno il soccorso della sua assistenza, e de’ suoi lumi, e la Patria da lui onorata con un nome, e con Opere illustri nel corso della sua vita colse nuovi frutti del suo valore fino agli ultimi momenti, che precedettero la sua morte.

A questa egli vi si dispose da Filosofo, e da Cristiano. Egli passò a miglior vita nel mille seicento (29) a’ venticinque di Febbrajo, e fu sepolto nella Chiesa Maggiore della Pieve, in cui leggesi impresso in la-[xcvii]pide ad onore di un tant’Uomo (30) il seguente Elogio, il quale per quant’io sappia non è stato per anche prodotto alla stampa.*

Jo: Planerius Lodov. F.
Art:, et Medic: Doctor
In Ungar. Viennæ per Annos multos
Apud Ferd:, et Maximil. Cæsares
Et mariam Rodulphi Cæsaris Matrem,
Et inde Venetiis Rem medicam
Sincere, candideq: professus.
Tribus Libris de Dieb. Critic., de Febrib.
Et Epistolis Moralibus jampridem editis
Hic situs est: Vixix Annos XCI.
Obiit Anno MDC. mense Februarii. [xcviii]

Sue Opere.

1 Febrium omnium simplicium Divisio, & Compositio, ex Galeno, & Avicenna excerpta, & in Arbores, ut facilius intelligatur, redacta. Cum Privilegio. Venetiis apud Jacobum Vitalem 1574. in 8. (31).

2 Dubitationum, & Solutionum in III. Galeni de diebus Criticis liber unus: in quo cum veterum, tum recentium de crisium causis opiniones examinantur. [xcix]

Ejusdem.

In eundem tertium Galeni de diebus Criticis Scholia.

Ejusdem.

Consilium Viennæ factum in curatione morbi gallici.

Ejusdem.

Consilium Brixiæ factum in curatione difficultatis vrinandi.

Ejusdem.

Collegia nonnulla ad varios morbos. Viennæ habita. Cum Privilegio. Venetiis apud Jacobum Vitalem 1574 in 8. (32).

3 Brevis Patriæ Descriptio, ac Illustrium Virorum Enumeratio; in qua obiter de Animorum Immortalitate disseritur. [c] Viennæ Austriæ. Excudebat Michael Zimmermannus Anno 1556. in 8.

Poscia. Venetiis apud Franciscum Zilettum 1584. in 8. Questa edizione fu dal Planerio corredata di giunte, ed illustrazioni.

4 Di nuovo. Venetiis apud Franciscum Zilettum 1584. in 8. Col seguente frontispizio.

Varia Opuscula (33).

Epistolæ Morales.

Patriæ Descriptio; in qua de Animorum [ci] immortalitate. (34)

Henrici Regis ad Urbem Venetam Adventus.

De Comete 1577.

De Lacte.

fine.

[Note]

(1)     Ottavio Rossi ne’ suoi Elogj Istorici a car. 411 gli dà per nome Vincenzo, ma egli ha preso equivoco. Questo nuovo nome ha tratto in errore anche l’Abate Papadopoli. Gli ha fatto credere esser due diversi questi Pianerj, e perchè infatti non son che uno ha attribuito ad ambedue presso a poco le medesime Opere. Histor. Gymn. Pat. Tom. II. Lib. II. Cap. XXIV. pag. 223, num. CVIII., e Tom. II. Lib. II. Cap. XXXVII. pag. 262, num. LXVIII.

(2)     Egli stesso ne fa fede nella sua Vita -- Patriæ Descriptio pag. 9.

(3)     Apparisce dalla pistola morale 28. pag. 19, che scrive a Giuseppe Giardino, e nell’Enumerat. Vir. Illustr. &c. pag. 3.[1]

(4)     Che morisse suo Padre Lodovico nell’Agosto del 1525 si prova manifestamente coi Libri dei Morti di questa Parrocchia. Errore di stampa sarà adunque quello del Planerio, il quale nell’Enumerat. Vir. Illustr. &c. pag. 6, scrive che morisse nel 1528.

(5)     Veggasi la sua Vita pag. 9, e la pistola morale IX pag. 16 così il P. degli Agostini -- Notizie spettanti alla Vita di Giambatista Egnazio pag. 108.[2]

(6)     Nella prima Edizione fatta in Vienna della Enumerazione de’ suoi illustri Oppidani a cart. 15 egli fa menzione di Luigi Giardino, e nella seconda fatta in Venezia a cart. 4 di Gio. Pietro Basello.[3]

(7)     Veggasi la lettera di Giambatista Egnazio, che stà fra gli Opuscoli del Planerio a cart. 16 segnata Venetiis Nonis Decembris 1530. L’Abate Papadopoli ha creduto, che questa lettera fosse scritta dall’Egnazio a Niccolò Leoniceno, ma egli ha preso un granchio. Hist. Gymn. Pat. Tom. II. pag. 262. Vedi anche il P. degli Agostini: Notizie Storiche spettanti alla Vita di Giambatista Egnazio pag. 151.[4]

(8)     Apparisce dalla sua Vita nell’Enumerat. Vir. Illustr. &c. pag. 9.

(9)     Plan. loc. cit. L’Abate Papadopoli Hist. Gymn. Pat. Tom. I. pag. 297 fa che il Planerio sia stato educato in Filosofia, e Medicina dal Leoniceno; ma [85] questa falsa asserzione è una conseguenza dello sbaglio preso dalla lettera dell’Egnazio. Il Planerio altresì nel Trattato -- De Lacte pag. 23, e nel - Consilium pro quodam Nobili Viro laborante Emicrania pag. 43 fa menzione d’essere stato discepolo di Girolamo Eugubio Pubblico Professore in quello Studio di Medicina Pratica.

(10)   Lo stesso Planerio nella sua Vita ec. loc. cit.

(11)  Plan. loc. cit.

(12)  Plan. loc. cit. L’Abate Papadopoli lo fa ritornato a Quinzano, ma anche qui si è ingannato. Hist. Gymn. Pat. Tom. II. pag. 223.

(13)   Ciò inferiamo da parecchie sue Epistole Morali.

(14)   Ciò apparisce dalle sue Lettere Morali.

(15)   Veggasi la Lettera Morale XV a car. 15 scritta dal Planerio l’anno 1543 a Bernardo Naugero Patrizio Veneto. Questa sua partenza certamente non avvenne che dopo il 1553. Fin qui noi troviamo le date di tutte le sue lettere dell’Italia, e sol le lettere posteriori ci accennano la sua dimora oltremonti.[5]

(16)   Veggasi la Lettera del Planerio, con cui dedica la Descrizion di Quinzano ai Fratelli Fuggieri.

(17)   Noi abbiamo un complimento, che fa il Planerio a Sforza Pallavicino di essere stato da lui raccolto in casa nel tempo della sua infermità, e graziosamente di ogni bisogno proprio di quelle circostanze dal Cavaliere soccorso. - Felicissimi Adventus Henrici Galliarum, & Poloniæ Regis ad Urbem Venetam Descriptio pag. 14.[6]

(18)   Veggasi la Lettera &c., come nell’annotazion 16.

(19)   Noi crediamo di poter fissare questa sua partita d’Italia al principio del 1556.

(20)   La seconda Edizione di quest’Opera fatta dal Planerio in Venezia l’anno 1584, è più copiosa di notizie per tessere gli Elogj de’ nostri Oppidani.

(21)   Vedi l’Elogio del Planerio, che leggesi scolpito in marmo nella nostra Chiesa detta la Pieve, che riferiremo a suo luogo.

(22)   De’ Paesi dove il Planerio esercitò la sua professione noi abbiamo da lui medesimo, nell’Enumerat. Vir Illustr. &c. pag. 9., questa testimonianza - Mox in Hungaria apud Principes aliquot annos medicam artem sincere, candideque exercuimus -. Noi crediamo nondimeno, che per nome d’Ungheria egli intenda l’Austria, e Vienna ancora, i cui Sovrani lo erano nonmen dell’Ungheria. Sì perchè certamente in Vienna parecchj anni egli è stato: Le sue lettere, e le sue Opere in data d’oltremon-[91]ti son tutte di Vienna: sì perchè la sua dimora in Ungheria non è accennata, che ai primi tempi della assenza d’Italia (veggasi l’annotazion. 21.), e le date dell’Opere accennate non ci lascian trovare nei primi tempi un corso di alquanti anni passati in Ungheria. V’ha delle lettere del Planerio, le quali sicuramente sono da lui state scritte per esercizio di lingua, nè altra ragione vantano della loro origine (vedi l’annotazion 16. nella Vita di Quinziano Stoa). Queste lettere nondimeno sono state pubblicate da lui medesimo, e perciò che riguarda a’ fatti storici conservano quella autorità, che hanno tutte le Storie de’ tempi andati non contradette. Però come il pericolo di falsità non può cader ragionevolmente, che sulle date di queste sue lettere, di queste date noi non si vagliamo, se non se dove convengono con altri monumenti capaci di fondare una valevole autorità.

(23)   Veggasi l’Elogio del Planerio, riferito a suo luogo. Freherus Theatrum Virorum Eruditione &c. pag. 1263, Ghilini Theatro d’Uomini &c. Tom. I. pag. 86, Rossi Elogj Istorici pag. 411. Leonardo Cozzando Lib. Bresc. Par. I. pag. 108, Papadopoli Histor. Gym. Pat. Tom. II. pag. 262. Questi asseriscono che sul punto di giungere al più felice ascendente, a cui potesse aspirare nell’animo de’ Sovrani, la sua fortuna gli si cangiò. Il Cartari nella [93] Brixia Erudita &c. a car. 23 ha di lui le seguenti parole -- Germaniæ Principibus, nec non Maximiliano Cæsari, Ferdinandoque Romanorum Regi charus admodum, &c. --.

(24)   Si vegga il citato Elogio, e Agostino Pizzoni nella sua Storia del Castello di Quinzano a car. 33.[7]

(25)   Si leggano gli Scrittori sopracitati.

(26)   Apparisce dal citato Elogio ec.

(27)   Patriæ Descriptio, & Virorum Enumerat. pag. 9.

(28)   Patriæ Descriptio &c. pag. 9.

(29)   Varie sono le opinioni circa il tempo preciso della sua morte. Ma noi crediamo di dover prestar tutta la credenza al suriferito Elogio, e a Giovanni Gandino, il quale lo fa morto a’ vinticinque di Febbraio, come abbiam detto -- Giardino de’ Letterati di Quinzano MSS. pag. 7.

(30)   Tra i molti Scrittori, che di questo grand’Uomo han fatto degna ricordanza, oltre gli citati, si possono annoverare li seguenti. Calzavacca Universitas Heroum Urbis Brixiæ pag. 36, e 44, il quale gli dá per nome Vincenzo; il dottissimo Card. Querini nel suo Specimen Par. II. pag. 23, 25, 69, 163, 219. &c. L’erudito Sig. Dott. Giambatista Chiaramonti -- Lettere del Can. Paolo Gagliardi Tom. II. pag. 124, annotazion 45, ove dice, che [98] doveva essere illustrato dal Gagliardi trai 24 Bresciani illustri, de’ quali voleva scrivere gli Elogj. Anche il Conte Giammaria Mazzucchelli ne fa onorata memoria ne’ suoi Scrittori d’Italia in più d’un luogo; Il P. Cozzando nella sua Storia Bresciana Par. I. pag. 93, 139, e 143, Garuffi Italia Accademica pag. 277, Arisius Cremona Litterata Tom. II. pag. 164, e 166. Giovan Foresto Bresciano parla del Planerio assai onorificamente. Veggasi la sua lettera, premessa alle Epistole Morali del lodato Planerio.

(31)   Quest’Opera è dedicata al gran Cardinale Alessandro Farnese.

(32)   Tutti questi Trattati in un sol Tomo furono dal Planerio consecrati al Cardinale Zaccaria Dolfino Patrizio Veneto.

(33)   Questi Opuscoli dedicolli il Planerio a’ Personaggi valentissimi. La Descrizion di Quinzano, e le Lettere Morali al Card. Ferdinando de’ Medici. La Descrizione degli onori fatti dalla Serenissima nostra Repubblica a Enrico III a Sforza Pallavicino. Il Trattato delle Comete a Gian Matteo Averoldo Proposto dell’insigne Prepositura de’ SS. Nazaro, e Celso di Brescia. Quello infine del Latte, da lui proposto in una consulta, ch’egli ebbe in Vienna con alcuni Dottori di medicina a Luigi Veniero Filosofo, e Medico valorosissimo.

(34)   A car. 7 v’ha la Descrizion del Sacco di Brescia dato da Gastone di Fois l’anno 1512.

 


* Si presentata qui sotto la trascrizione dell’epigrafe originale, tuttora esistente nella chiesa della Pieve di Quinzano, murata nella parete est a sinistra dell’abside, sopra la porta del campanile. Il significato è: “Giovanni Planerio, figlio di Ludovico, dottore in Filosofia e Medicina: in Ungheria, a Vienna, per molti anni presso gli imperatori Ferdinando I e Massimiliano II e Maria madre dell’imperatore Rodolfo II, e in seguito a Venezia, esercitò la medicina con grande professionalità e serietà – dopo aver pubblicato tre libri sui Giorni Critici, sulle Febbri, ed Epistole Morali già da molto tempo – è qui sepolto. Visse 91 anni. Morì l’anno 1600, nel mese di febbraio”.

IO(annes) . PLANERIVS LVDOV(ici) . F(ilius)
ART(ium) . ET MEDIC(inæ) . DOCTOR
IN VNGAR(ia) . VIENNÆ PER ANN(os) .
MVLT(os) . APVD FERD(inandum) . ET MAXIMIL(ianum) .
CÆSARES ET MARIAM RODVLPHI
CÆsARIS MATREM ET INDE VENETIIS
REM MEDICAM SINCERE CANDIDEQ(ue)
PROFESSVS TRIBVS LIBRIS DE DIEB(us) .
CRITIC(is) . DE FEBRIB(us) . ET EPISTOLIS
MORALIB(us) . IAM PRIDEM EDITIS HIC
SITVS EST VIXIT ANNOS XCI
OBIIT ANNO MDC . MENS(e) . FEBR(uario) .

[1] La lettera latina, data da Quinzano il 7 marzo 1570, si trova effettivamente alla c 19rv delle Epistolæ Morales, ma non al n° 28 bensì al 26. Verso la fine vi si legge: “Io senza dubbio nutro immensa riconoscenza verso la Provvidenza divina perché ho avuto la fortuna di nascere alla scuola di un ottimo maestro, ossia Giovanni da Gandino, persona degna di menzione per cultura e rigore morale, i cui figli non stupisce abbiano conseguito il vertice della carriera intellettuale; quale il padre, tali furono i figli: l’albero buono produce frutti buoni, quello cattivo frutti cattivi, disse il nostro Salvatore”.

[2] L’epistola, che è in realtà la n° 19, a c 16v delle Epistolæ Morales, è la lettera con cui l’Egnazio raccomanda il ventunenne Planerio al professore Niccolò Leonico ed è scritta da Venezia il 5 dicembre 1530; cfr. anche la nota 7.

[3] In realtà il primo si chiamava Giuseppe Giardino.

[4] Si veda anche la precedente nota 5. La data della lettera è il 5 dicembre 1530.

[5] Nella lettera, scritta da Venezia il 10 settembre 1543 (Epistolæ Morales, n° 15, c 15v), l’autore raccomanda al Naugero, ambasciatore veneziano in partenza per la Germania, di salutare a suo nome un certo medico bresciano di nome Pietro, al servizio delle figlie del re dei Romani Ferdinando: un collega che da tempo lo sollecitava a recarsi in quella terra per esercitare la medicina alla corte di quei principi.

[6] Il testo latino, a c. 14r, tradotto significa: “... ti ho descritto tutte queste cose perché tu comprenda che io ho ben presente quanto ti sono legato per gli innumerevoli favori da te prestatimi in Vienna. Tu, infatti, in quella città quand’ero malato mi hai ospitato in casa tua con immensa e generosa benevolenza, e mi hai assicurato tutto il necessario per salvaguardare la mia vita: perciò ti sarò sempre immensamente grato”.

[7] Alle pp. 33-34 del citato Pizzoni, 1640, si legge: «L’anno 1600. il decrepito Giouanni Planerio, che fu medico di Ferdinando Imperatore, e di Maria Imperatrice, che poi essercitò l’arte in Venezia possò (!) a meglior vita d’anni nonant’uno, fù sepolto alla Pieue d’oue si vede la sua efiggie, lasciò scritto molte opere fra quali de febribus criticis, Epistole morali, varij Opusculi, e dell’huomini signalati del suo tempo».

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