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- Scritto da tc
- Pubblicato: 10 Aprile 2009
- Ultima modifica: 19 Luglio 2015
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Nel corso delle nostre feconde ricerche d’archivio e di biblioteca, ci è capitato d’imbatterci nella non esigua produzione a stampa del medico quinzanese Giovanni Planerio Quinziano (1509-1600), che comprende parecchi titoli soprattutto di argomento strettamente medico, ma che non disdegna qualche sconfinamento in materie più genericamente scientifiche e letterarie, non lontane peraltro dagli orizzonti culturali della formazione umanistica ricevuta in gioventù dal fortunato professionista.
Tra le numerose pubblicazioni (cfr Bibliografia, pp 64-66), tutte rigorosamente in buon latino rinascimentale come si addiceva nei secoli passati a studi di carattere tecnico, si distingue in particolare per il suo interesse storico l’opuscolo dal titolo che in italiano suona Breve descrizione della sua Patria ed elenco dei Personaggi Illustri di quella Patria, in cui si discorre dell’immortalità dell’anima, dove la patria nominata è evidentemente Quinzano.
Se non la prima trattazione del genere in assoluto (preceduta di qualche anno dagli interessantissimi appunti di Pandolfo Nassino, che saranno oggetto di una prossima pubblicazione), è certamente la prima opera su Quinzano e sui quinzanesi che abbia avuto l’onore delle stampe. Ad essa attinsero abbondantemente gli scrittori successivi, specialmente il Pizzoni nella sua Historia di Quinzano del 1640; il Nember la consultò per stendere gli appunti sui personaggi quinzanesi (pubblicati da Guerrini nel 1934) e naturalmente per la biografia del Planerio; ma dopo Nember sembra che l’ostacolo della lingua latina ne abbia tenuto a distanza quanti si sono occupati in vario modo delle vicende del nostro borgo.
Ci è sembrato significativo inaugurare il nostro lavoro di divulgazione proponendo la traduzione pressoché integrale di quest’operetta, piena di ammirazione e di affetto per la terra d’origine, che rappresentò al suo tempo un precoce segno di interesse concreto per Quinzano e il suo ambiente sociale e culturale da parte di un cittadino dalla carriera internazionale, desideroso di illustrare i fasti del suo paese agli occhi dei patroni stranieri. Ad essa seguirono poi nei secoli successivi ulteriori studi ed approfondimenti, con diverso valore e diversi esiti editoriali, fino al secolo presente, che ha visto in più riprese un risveglio di interesse ad opera di volenterosi ed appassionati ricercatori, i quali ripropongono ai nostri giorni la stessa volontà di conoscere e di far conoscere che caratterizzava il Planerio.
La complessa e ricca personalità dell’autore cinquecentesco meritava, però, qualche puntualizzazione, se non altro perché conoscere colui che scrive illumina il senso dello scritto: a questo scopo abbiamo attinto alla documentata ricerca che su di lui pubblicò oltre due secoli or sono Giuseppe Nember, in margine alla biografia più estesa e completa di un altro celebre quinzanese del Rinascimento: Giovanni Francesco Quinziano Stoa.
Infine, dal momento che proprio in questi mesi è riemerso tra le carte polverose degli archivi notarili il testamento dettato dal Planerio nel 1596, l’abbiamo tradotto e aggiunto in appendice, a completare il ritratto di un uomo tutto dedito alla professione ed alla cultura, agli affetti familiari, alle amicizie intellettuali ed alla fede religiosa, nello spirito genuino della Controriforma intimamente vissuta.
Nel testo abbiamo usato caratteri differenti allo scopo di distinguere sempre con precisione quanto di nostro abbiamo introdotto (traduzioni integrazioni e note) da ciò che appartiene ai testi originali:
- con questo carattere è contraddistinto ogni nostro intervento;
- con questo carattere sono invece redatti il testo originale del Nember, l’appendice al testamento ed i vocaboli italiani o latini riprodotti all’interno delle traduzioni.
Le integrazioni inframmezzate agli scritti originali o inserite nelle traduzioni sono poste tra parentesi quadre “ [ ] “.
Per la presente pubblicazione si ringraziano la Civica Biblioteca Queriniana e l’Archivio di Stato di Brescia; un particolare ringraziamento al sig. Ivan Gnocchi, che ha ampiamente collaborato.