Giovanni GANDINO

medico e cronista (1645-1720)

 

Il medico quinzanese Giovanni Gandino, figlio di Francesco e nipote di Scipione, illustri notai del paese, era un appassionato di storia locale e di biografie, e aveva molto tempo libero. Dopo aver esercitato a lungo e con successo la professione medica, fu colpito da una grave affezione agli occhi che, anche per l’incompetenza del maldestro collega che lo operò, lo rese progressivamente cieco.

Superata l’angoscia dei primi momenti, cercò di ridare un senso alla sua esistenza, dedicandosi a quella che era stata da sempre la sua passione: narrare dei personaggi locali più o meno illustri che le sue intense relazioni sociali e le letture nella sua ricca biblioteca e nelle carte di famiglia gli avevano dato modo di conoscere. Con l’aiuto di alcuni collaboratori che scrivevano sotto la sua dettatura, riuscì dunque a recuperare vecchi appunti, documenti preziosi, piccoli ritratti a matita, e li fece compilare, integrandoli con nuovi personaggi e nuove storie, in un grosso e disordinato registro di circa 600 pagine, che chiamò Alveario Cronologico.

Verso la fine della sua vita nel 1717, su richiesta del vescovo di Brescia mons. Barbarigo, decise poi di far compilare al suo scrivano una bella copia delle biografie dei personaggi più rilevanti fra tutti quelli di cui aveva annotato le memorie, e ne trasse il Giardino de Letterati di Quinzano. Questo manoscritto confluì nell’archivio personale di Giuseppe Nember, che lo utilizzò per elaborare alcune delle sue biografie dei personaggi quinzanesi.

Ma tra gli scritti del Gandino conservati dal Nember esiste anche un piccolo opuscolo di poesie latine encomiastiche e di circostanza.


 

Documenti

Giuseppe NEMBER, “Giovanni Gandino” (biografia), in Gli Scrittori e Uomini più chiari di Quinzano

 

Scritti di G. Gandino

Alveario Cronologico (circa 1702-1719)

Giardino de Letterati di Quinzano (1717)

Latinae poaeseos, nec non solutae orationis Specimen &c...

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